Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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The Evil

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2008 14:48
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28/11/2007 16:35
 
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E' svampata, signor! XD


Ecco il terzo capitolo, o lettori fedeli!

Quando tutto ebbe inizio


- Quindi è grazie a tuo nonno che sei qui?
Lo sceriffo fece un'altra tirata di fumo, e la nuvoletta bianca si sparse nella stanza.
- Sì, anche se.. questa volta il passaggio l'ho aperto io. - Micah si sentì sotto interrogatorio.
- Sei minorenne.
- Lo so.
Per attraversare i due mondi, il mondo Terrestre e quello del Regno, esistevano vari passaggi, ma utilizzabili solo per i maggiorenni. I minorenni dovevano essere accompagnati, o potevano aprire dei passaggi propri solo grazie ad uno speciale permesso del regno. Un passaggio, normalmente, consisteva in un incantesimo di tipo semplice applicato sulla corteccia di un albero, nonostante la complessità delle strutture universali, e, dopo aver attraversato la pianta ci si ritrovava nell'altro Mondo.
I minorenni che attraversavano i passaggi senza permessi o accompagnatori non erano considerati fuori legge, ma, se venivano scoperti, dovevano scontare una pena di qualche mese in detenzione.
Lo sceriffo lo sapeva bene, essendo lui una figura di giustizia. Ma quel ragazzo gli ispirava una strana fiducia. Forse sua moglie Agatha aveva ragione, aveva un cuore troppo tenero per fare lo sceriffo. Sbuffò ancora una nuvoletta di fumo, e Micah riprese il racconto.
- Non ho aperto il passaggio perchè mi ero svegliato col piede sbagliato, signore.. - si giustificò lui, sperando di alleviare quell'espressione crucciata dal volto dell'uomo – Avevo ricevuto notizia che mio nonno era morto in questo Mondo, e volevo partecipare ai suoi funerali.
- Non è una giustifiazione.. - borbottò l'altro in uno sbuffo di fumo.
Il ragazzo fece finta di non averlo sentito. - Qualche giorno dopo il mio ritorno di là dovetti tornare per dichiarare se alcuni effetti erano del mio parente, e quel disgraziato giorno alcuni miei amici mi notarono.
Micah guardò sconsolato il pavimento e sorseggiò ancora il suo the, ma gli scricciolii della poltroncina dello sceriffo lo fecero tornare alla realtà molto in fretta. Il suo interlocutore si era alzato in piedi, la pipa a mezz'aria. Aveva un'espressione serissima sul volto, sembrava quasi preoccupato.
- Umani?
Il ragazzo non capì subito a cosa si riferisse. Stava pensando ai suoi amici, ma non era solito considerarli “umani”, sembrava quasi spregiativo. - Sì, Creature Umane..
- E hai permesso che ti seguissero?
La sua voce si fece più imperiosa e tuonò grave nell'ufficio.
Micah si sentì in trappola, era ciò che aveva sempre rimproverato a se stesso, ma non voleva che un estraneo, oltretutto suo ospitante, assumesse quel tono con lui. Si alzò in piedi ed assunse anche lui un duro cipiglio. Non aveva mai permesso a nessuno di mettergli i piedi in testa.
- Quando me ne sono accorto eravamo già arrivati qui.
Guardò l'espressione sul volto dell'uomo. Erano vicinissimi. Sentiva fortissimo l'odore del tabacco. Quella situazione di stallo rimase immutata per diversi minuti, nei quali i due si squadrarono torvi, gareggiando a chi si stacasse per primo.
Lo sceriffo sospirò e cadde sulla sua sedia, e con un ampio gesto della mano fece cenno a Micah di fare altrettanto, e di proseguire il racconto. Un'altra nuvoletta bianca riempì l'aria della stanza.
- Quindi siete arrivati qui tu e i tuoi amici senza che te ne accorgessi, giusto? - chiese l'uomo, cercando di contenere in fatto che si stesse spazientendo. Prima il passaggio aperto da un minorenne, poi degli Umani intrufolati nel suo Mondo.. chissà come sarebbe andato a finire il racconto..
Micah, dal canto suo, decise che sarebbe stato per lui conveniente tacere su alcuni dettagli. - Io e i miei amici, esatto. Quando sono uscito dall'albero me li sono ritrovati alle spalle.
- Quanti?
- Avvertirà le autorità?
Lo sceriffo sorrise. - Io sono l'autorità, figliolo..
- Intendo, la Polizia Suprema del Regno?
L'altro annuì.
Micah sospirò. - Con me eravamo in 8.
Lo sceriffo cercò di contenersi. Era oltre la sua tolleranza, ma decise di far proseguire il ragazzo.
- Prosegui..
- Mi denuncerà? - chiese in un fiato Micah, con una nota di timore nella voce. Forse non era un bene che raccontasse tutto allo sceriffo, anzi non sapeva neanche perchè lo stesse facendo. Era una storia privata, in fondo. E neanche bella.
Sorseggiò nervosamente il the, aspettando in trepidazione la risposta dello sceriffo.
Ebbe un sussulto. La bevanda gli si versò sulle mani, ma non si curò di quanto gli bruciasse sulla pelle. Possibile che non ci avesse pensato prima? C'era cascato come un pollo..
La bevanda era avvelenata. Nel the doveva aver messo qualche polvere di erba che donava loquacità e veridicità all'interloqutore, così ora era costretto a parlare e a dire cose vere. Serrò i pugni e assunse un'espressione irata. - Maledizione..
- Per le dosi che ti ho dato dire che l'effetto può durare dai 2 ai 3 giorni, notti comprese.
Micah poteva prepararsi un'antidoto.
- Non ti permetterò di uscire dall'ufficio.
Niente antidoto, non aveva con se nessun materiale.
- Lo faccio per il tuo bene. Pensa se andassi a dire a tutti quel che mi stai raccontando..
- Mi fidavo di lei, sceriffo.
- Tu dici?
Micah fremeva di rabbia, non sopportava esser sopraffatto da qualcuno, tanto meno esser messo alle strette senza possibilità d'uscita. Da un vecchio, oltretutto!
Sospirò pesantemente, senza dissipare la sua espressione carica di risentimento verso lo sceriffo, e si risedette sulla sedia. Cercò di contenersi dal lanciare in testa all'uomo la tazza di the e la poggiò sul tavolo. Il fuoco scricciolava allegro, ignaro di quel che stesse accadendo nella stanza che riscaldava.
Lo sceriffo fece un'altra nuvoletta di fumo bianco. - Dunque.. eravate in otto. Prosegui..
Il ragazzo mise la mano sinistra sotto la gamba per nascondere che stava fremendo dalla voglia di fare di quell'uomo un sacco da pugilato. - Eravamo in numero pari maschi e femmine..- proseguì suo malgrado, e l'uomo non mancò di notare come aveva sottolineato quel vero principale.
- <b>Eravate?</i>
Sospirò. - Due sono morti. Un maschio e una femmina. Linda e Menui, miei carissimi compagni di classe.
- Non avrebbero dovuto seguirti – commentò freddo l'altro.
- Già.. quando me li ritrovai là dietro.. non sapevo che pensare. Una parte di me voleva che non fossi solo, ma sapevo bene che non avrebbero potuto andare avanti a lungo, insomma.. non in una terra martoriata dal Demonio come la nostra..
- L'esercito del Re sta facendo il possibile per fermare quel pazzo..
- .. solo che non è sufficente. - completò sconsolato il giovane. Lo sceriffo annuì.
Per un paio di minuti s'udirono solo i rumori del rimescolamento del tabacco nella pipa.
- Non ti chiederò come sono morti i tuoi amici, sono dettagli che non m'interessano. E' la foto della ragazza che vorrei vedere, e ora che so com'è arrivata qui..
Micah scattò di nuovo in piedi. - Che foto?
L'altro non si scompose. - Quella che hai nella giacca. Sbucava dalla tua tasca, quando sei arrivato sotto il portico della locanda..
Il ragazzo guardò a terra. Era stato proprio sfortunato ad aver incontrato quell'uomo. Ora doveva racontargli anche di Sheryl.

Alzò lo sguardo e vide l'uomo che gli tendeva la mano, aperta. Attendeva la foto.
Lui mise la mano in tasca e la tirò fuori. C'era un gruppo di ragazzi, tre in tutto. La ragazza a destra era stata cerchiata con un pennarello rosso, sorrideva allegra come gli altri due suoi amici e compagni di scatto. Lei aveva i capelli castani e gli occhi color nocciola.
Micah fissò la foto con un triste sorriso dipinto sul volto. Ricordava bene il giorno che era sbucata dall'albero passando dal mondo terrestre a quello magico. I suoi amici erano caduti uno sull'altro in una pila umana molto esilarante, ed erano indecisissimi se star lì a lamentarsi di chi avessero sopra e di chi stesse schiacciando il gomito a chi o se meravigliarsi di esser entrati ed usciti dalla corteccia di un albero, e di esser passati dal paesaggio metropolitano ad uno libero e campagnolo.
Durante i primi giorni aveva dovuto spiegare almeno sei volte a ciascuno che cosa stesse facendo lì, come erano passati nell'altro mondo, dove fossero e migliaia di altri dati che per lui erano noiosi e scontati ma che per loro, i suoi amici terrestri, assumevano tutto un altro significato. Era il sogno di tutti i bambini e i ragazzi della Terra, un mondo con la magia.
Il più grande problema di Micah era stato spiegare la tragica situazione in cui si trovava il Regno, con un Demonio a farla da padrone senza pietà e il pericolo costante ovunque si trovassero. Li pregò di tornare indietro e di dimenticare tutto, ma nessuno, come tevema, fece il passo indietro. Anzi.
Già dalla prima settimana di viaggio alcuni dei ragazzi mostravano di avere capacità magiche: c'era chi accendeva un fuoco, chi faceva volare le foglie, chi rendeva di altri colori i sassi..
Micah sapeva che solo chi aveva anche un minimale potenziale magico poteva attraversare gli alberi, e infatti la sua più grande sorpresa fu la rivelazione dei suoi amici. Tutti avevano qualche capacità.
Tutti tranne Sheryl.
Ma la cosa non le importava molto, almeno i primi tempi.
Micah la ricordava con gli occhi pieni di stupore per le prodezze degli amici e, soprattutto, per le sue, dato che era il più esperto tra tutti in fatti di magia.
Ma il viaggio non era una scampagnata, e di villaggio in villaggio, di foresta in pianura, incontrarono vari pericoli in cui l'uso della magia fu indispensabile.
In quel periodo Sheryl ancora non aveva scoeprto nessuna capacità magica, e la cosa si stava ritorcendo contro lei e la compagnia. Spesso era di cattivo umore perchè si sentiva inutile, e per una ragazza così piena d'iniziativa e di buon umore, era una cosa intollerabile.
Si addossò la colpa della morte di Linda e Menui, tormentandosi con miliardi di ipotesi sul quel che avrebbe potuto fare per salvarli se avesse avuto dei poteri anche lei. A nulla valsero i tentativi di consolazione.
Poi, un orrendo giorno che Micah ricorderà per tutta la vita, non trovò più Sheryl. Al mattino non era nel suo giaciglio, ne nelle zone attorno al loro accampamento. Nel frattempo il potere sempre più forte del Demonio alimentava la paura che potesse essere stata eliminata da una delle sue truppe in giro per il Regno.
La cercarono per mesi e mes, e ancora adesso Micah la stava cercando.
Non avrebbe mai potuto perdonarsi di averla persa. In fondo era colpa sua se li aveva coinvolti in quel Mondo..

- E così.. - lo sceriffo spense definitivamente la sua pipa, stanco per via dell'ora che si era fatta – E così hai perso la tua amica, quei due sono morti.. e gli altri?
Micah aveva ancora lo spirito triste per il brutto ricordo evocato.
- Beh, gli altri erano più autonomi e ho pensato che fosse meglio lasciarli in un villaggio, lontani dal Demonio.
- Heebrit.. - sussurrò l'uomo in un ultimo sbuffo di fumo.
- Come, scusi?
- Dicevo.. no, nulla..
- Ho già sentito quel nome..
- Eh, figliolo.. pare sia il vero nome del Demonio, perchè quello che usiamo noi è solo un appellativo.. Si chiama Heebrit, che nelle lingue preistoriche vuol dire “vento gelido”..
Micah sistemò la coperta. Il fuoco stava lentamente appassendo su se stesso, come un fiore che si chiude quando viene la sera.
- Io temo che la scomparsa di Sheryl sia legata a quel mostro. Ma ho paura solo al pensiero..
- Molto probabilmente è così, e mi dispiace. Da quel che ho capito, eravate tutti un gran bel gruppo di amici, uniti per la pelle, giusto?
Micah annuì in silenzio.
Lo sceriffo allungò ancora la mano per guardare la fotografia. Il ragazzo gliela diede a malincuore, come se stesse consegnando parte di se stesso.
Si fermò a contemplarla per lungo tempo, rimuginando sui lineamenti della ragazza.
Udì il giovane mormorare qualcosa.
- Come dici, scusa?
L'altro si schiarì la voce. - Chiedevo se fosse possibile che da queste parti l'abbiate vista..
- Ah! - tornò alla foto – Beh, non garantisco nulla, ma mi sembra un volto più o meno familiare.. ora vai a dormire, mentre io controllo il mio registro. Nel caso, domani chiederemo un po' in giro per il villaggio. Non è molto, ma tentare non costa nulla..
Micah si alzò senza sollevare il viso da terra, e mogio ringraziò in un borbottio l'uomo e si gettò sulla prima delle due brande che aveva a disposizione per la notte.

“Proprio come pensavo”, si disse fra se e se lo sceriffo, spostando senza far rumore alcune carte e disegni di identikit, “Questo volto non mi è nuovo..”
Lanciò un'occhiata a Micah, addormentato tranquillo con la bocca aperta sulla branda, una gamba sporgente dal letto quasi a toccare terra. Lo sceriffo sorrise tristemente, poi chiuse il suo registro reinserendovi dentro i suoi documenti. C'erano molti disegni di volti, tra cui uno molto somigliante alla giovane Sheryl.
Strinse il nodo che chiudeva il plico e uscì sulla veranda ad ossrevare il cielo e sperare che l'indomani non avrebbe piovuto.
“Mio caro giovanotto.. ”, il cielo era coperto di nuvole e la pioggia continuava a scendere, ma meno fitta di prima, “ Mi spiace dirlo, ma sei il migliore amico del braccio destro di quel Demonio di Heebrit..”





[Modificato da =Shark Attack= 28/11/2007 16:35]
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dopo lo leggo
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Letto? ^^
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ankora no...ho un po' da fare...ma lo leggo quanto prima mi libero dai compiti
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02/12/2007 21:37
 
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Uffi, senza i vostri commenti non mi metto mica a scrivere il quarto capitolo! Quindi sentitevi con un peso sulla coscienza.. ^^
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04/12/2007 20:52
 
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[SM=g10218] Wow...bella la fine...complimenti [SM=g10633]
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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04/12/2007 22:32
 
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Grazie! ^^ Domani posto il 4° capitolo, sperando che vi piaccia di più!
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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Contenuto V.M. 18.. ma non troppo! ^^

Possesso e Libertà

La sua divisa la stava aspettando, linda e candida maschera di un animo che più nero e macchiato non poteva essere.
Si asciugò i ricordi del pianto della notte precedente col dorso della mano e si alzò a sedere sul letto. Odiava quella vita, non vedeva l'ora di finirla, ma sapeva che se fosse morta il Padrone si sarebbe vendicato con i suoi parenti, abitanti nel Regno. Distanti, ma mai abbastanza.
Gea scrutò l'orizzonte, il cielo era chiaro come sempre e il sole salutava il mondo ignaro dei suoi mali. Guardò la divisa, identica a quella di Sheryl e molto simile a quella del Padrone. La odiava. Segnava la sua appartenenza e sottomissione a quell'uomo, e lei odiava pure lui. E lui lo sapeva. Basava molto del potenziale magico su quel sentimento, da lui molto apprezzato.
Si alzò e si stiracchiò, sperando che quel giorno sarebbe stato migliore degli altri e che il giorno della sua “esercitazione” tardasse il più possibile ad arrivare.
Nella stanza accanto, Sheryl stava ancora dormendo tranquilla sotto le lenzuola. Stava sognando.
Ogni volta che si ricordava dei suoi sogni rimaneva con un tarlo in testa per giorni, fino a che il Padrone non le cancellava il ricordo col pretesto di farle del bene. Lei sapeva che non era così, ma non poteva fare altrimenti.
I suoi sogni erano tutti stranissimi, ed erano caratterizzati dalla continua presenza e comparsa di alcune persone, circa una decina, di cui ricordava a malapena i volti. Sentiva di averli già visti da qualche parte, ma non ricordava nulla di più.
Quella notte aveva sognato di piangere accanto a due cadaveri, ma il sentimento triste non la sfiorò quasi per nulla. Sentiva solo un lievissimo dispiacere, più che altro perchè non ricordava le identità delle salme.
Un brusco bussare la fece tornare alla realtà, e, dopo un iniziale spaesamento, si avviò verso la porta. Gea si trovò davanti una ragazza assonnata e coi capelli in completo disordine.
- Per oggi non è previsto nulla di che – esordì la ragazza in divisa, entrando nella stanza senza aspettare che l'altra la invitasse – Solo noie nel Castello.
- Posso dormire ancora, quindi?
- Sai che al Padrone non piace l'ozio..
Si sedettero su letto, l'una di schiena all'altra. Era un rituale mattutino: Gea sistemava in una treccia i lunghi capelli di Sheryl e lei fissava il vuoto antistante la finestra.
A lei non faceva alcuna differenza avere i capelli a posto o no, ma sapeva che farsi pettinare rendeva l'amica più felice. Gea adorava pettinare e prendersi cura del proprio corpo, per questo aveva imposto quello strano rituale mattutino a Sheryl: era una delle poche cose che le era concesso fare che le ricordassero di essere una persona, e non una macchina da guerra.
Prese la spazzola rossa dal comodino della ragazza e s'incantò a pettinare con cura ogni ciocca, per un tempo che pareva essere infinito quanta era la calma che veniva trasmessa ad entrambe. Sheryl sentì l'altra canticchiare qualcosa. Era piuttosto allegro, o malinconico.
- Che cos'è? - le chiese, gli occhi ancora imambolati sul mondo esterno.
- Una canzoncina.. me la cantava mia madre da piccola per farmi addormentare.
- Perchè la mugoli?
- Non capisco.
- Non vuoi cantarla?
Ci fu qualche secondo di silenzio.
- Non ricordo più le parole..
Sheryl udì una velata tristezza in quella frase, ma non continuò il discorso. Anche a lei sarebbe piaciuto poter ricordare di più sulla sua vita passata.. perchè sapere che c'e n'era stata una era tra le sue poche certezze.
Bussarono alla porta, e la voce di Gea riacquistò un tono fermo. - Avanti.
Apparve sulla soglia una ragazza esile e tremante. Chiese scusa per l'intromissione e posò un abito piegato con cura sul bordo del letto. Poi, con un inchino profondissimo, scomparve dietro la porta di legno nero.
Il rituale delle due ragazze si bloccò, entrambe rimasero impietrite dalla comparsa dell'abito nella stanza. Era molto semplice, diviso in due alla media altezza della cassa toracica, sopra scollato e rosso scuro e sotto, gonna lunga fino al ginocchio, bianco a fiorellini rossi chiari disegnati finemente.
Solitamente Sheryl e Gea vestivano la loro divisa bianca e blu o, per dormire, la camicia da notte, ma quell'abito aveva un significato molto particolare: era l'inconfondibile segno che Heebrit voleva stare in compagnia di Sheryl.
Gea strinse le labbra e con nervosismo sciolse la treccia che stava facendo all'amica e cominciò a passarle la spazzola con foga, lisciando i capelli.
- Meglio scioglierli, lui li preferisce così.
Sheryl si limitò ad annuire. Ancora una volta, non era lei a decidere delle sue azioni.

Non molto lontano dal Castello, un uomo basso e grassoccio camminava nervosamente davanti ad una tenda, controllando di tanto in tanto un orologio terrestre. Erano in ritardo.
Il suo modo di vestire metteva in risalto una volontà di apparire normale, mal riuscita perchè nessun abito tra quelli che indossava gli stava bene. In particolare la camicia verde scuro che gli stringeva al collo. Insopportabile.
Sussultò ed esultò quando dalla tenda uscirono tre ragazze, tutte in abiti borghesi, pronte ad una partenza. - Era ora!
- Ci scusi – disse una delle tre, con aria dispiaciuta – Non è stato facile trovare degli abiti adatti..
Tutte e tre erano vestite di bianco, non in modo appariscente ne sobrio: magliette corte, gonnelline, pantaloni.. cose normali per qualunque terrestre, un po' meno per gli abitanti del Regno.
- Possiamo partire – esclamò la seconda delle tre, mentre sistemava con un ampio movimento della testa i suoi capelli rossi.
L'uomo sbuffò, e la congrega si mosse. Dopo qualche minuto di camminata raggiunsero altri due ragazzi, di età simile alle ragazze, ed anche loro vestiti di bianco. Non persero tempo in convenevoli e si avventurarono subito alla volta dei villaggi limitrofi al Castello del Demonio.

Il Castello era stato costruito nel bel mezzo di una piccola radura al centro di un'enorme foresta impenetrabile, sia per ragioni naturali che per ragioni di natura magica, come molte barriere protettive che si incontravano nell'attraversarla.
L'edificio era molto ampio, ma relativamente vuoto al suo interno. Era stato costruito con blocchi di marmo bianco resi opachi e scuri dalle presenze maligne che lo abitavano, e per chi non sapeva cosa fosse, ad un primo impatto poteva sembrare addirittura il castello di una dolce principessa imprigionata in una delle due alte torri.
Da un lato, la radura era stata fortificata, e la foresta era più diradata per permettere il passaggio di merci e persone. Vi era una specie di dogana a controllare il via vai più o meno continuo, e alte mura incuriosivano i ragazzi dei villaggi che si sfidavano in prove di coraggio per scavalcarle e vedere e effettivamente c'erano tutte le mostruosità che si narravano in giro.
Heebrit vedeva ogni movimento di quell'ingresso dall'ampia vetrata che occupava un muro intero del suo ufficio. Era solito passare il suo tempo lì dentro, con la sua bevanda argentata in mano, intento a trattare con personaggi di risalto del Regno che patteggiavano con lui per la salvezza loro e di chi stava loro a cuore o a controllare i movimenti del Re che gli dava battaglia senza tregua. Altre volte si ritrovava semplicemente a fissare lontano, sognando come sarebbe diventato il Regno sotto il suo dominio totale.
Era assorto in simili pensieri quando Sheryl bussò alla porta ed entrò ancor prima che l'uomo avesse potuto darle il permesso.
- Oggi ho riflettuto parecchio sulle nostre condizioni – esordì lui senza voltarsi – Passiamo il nostro tempo chiusi qua dentro, incutiamo terrore pur facendoci vedere molto raramente e riusciamo ad imporci grazie a conoscenze magiche apprese ed utilizzate fra queste mura.. non ci giriamo i pollici, è evidente, ma non mi sembra che abbiamo neanche una vita abbastanza movimentata. Capisci cosa intendo?
- Veramente no.
Heebrit si voltò e poggiò il bicchiere sul tavolo, rimanendoci poi appoggiato con le braccia. - Quel che intendo dire è che dovremmo uscire e continuare la nostra vita, come se non fossimo i Demoni del Regno.. non solo, almeno.
- Ma non passeremmo in condizione di svantaggio? - chiese la ragazza timorosamente, rimanendo sempre immobile e in piedi – Saremmo più vulnerabili e ci potremmo far pervadere da.. dai.. sentimenti.
L'uomo la guardò, e un sorriso gli si tirò in faccia.
- Risposta esatta, mia cara. Sarebbe estremamente pericoloso lasciare la nostra dimora, anche se ormai siamo così potenti che dovremmo cascarci proprio come delle pere cotte per porre fine al nostro dominio – le si avvicinò sinuosamente, sempre più – Lasciamo pure le amicizie e le generosità varie, pietà e cose simili a quei perdenti che si oppongono a noi.. che importa?
Le prese fra le dita una ciocca di capelli e se l'annusò. Profumavano, certo, ma sapevano anche di chiuso. Sheryl deglutì e cercò di spostare lo sguardo altrove, ma lui ormai le era entrato nella mente, qualsiasi cosa le venisse in mente di fare poteva anche scordarsela. Era iniziato il gioco delle bambole.
- Hai imparato bene la lezione, ma voglio di più.. - continuò l'uomo, avvicinandosi sempre più al collo – Voglio che tu capisca, provando sulla tua pelle, perchè non c'è altro luogo in cui tu possa stare bene se non questo castello..
Sheryl si limitò ad ascoltare l'ennesima richiesta del Padrone, il suo sguardo era sempre perso sulle cime della foresta. Ormai aveva imparato che era meglio rimanere piuttosto indifferenti a tutto quel che le faceva Lui, anche perchè non poteva replicare, ribellarsi o non stare alla sua mercè. Heebrit era di carattere molto testardo, e quando si metteva in testa di fare qualcosa non esisteva nulla che potesse fermarlo, e in quel momento voleva giocare col corpo della ragazza. Sheryl lo leggeva a chiare lettere nella propria mente, completamente sotto la volontà del Padrone.
Sentiva il suo fiato sul collo, caldo e sensuale, ma col tempo divenuto abituale e privo di emozioni; sentiva il suo vestito muoversi, e le mani di lui che non indugiavano sulla sua pelle chiara..
Il discorso s'interruppe nel momento in cui Heebrit cominciò a baciare con trasporto la ragazza, come un uomo che beve dopo giorni di astinenza; lei ricambiava il minimo indispenzabile per tenere buono lo stato d'animo del Padrone, che altrimenti si sarebbe alterato. Poi sentì il suo tocco nell'incavo dei seni, e l'abito sollevarsi fino ad esser levato del tutto; infine sulla schiena sentì il ruvido del tappeto e la mente di Sheryl non ebbe più nessun potere sulla ragazza.
Heebrit giocava con avidità con quel bel fiore che gli si schiudeva davanti agli occhi ogni volta che ne aveva voglia, e ogni volta per lui era come la prima. Quando si concedevano l'uno all'altra, nel Palazzo di tirava un sospiro di sollievo, perchè la presenza di Heebrit nella mente di tutti i suoi posseduti si allentava via via che si scioglieva nel piacere, pur non dissolvendosi mai del tutto.
Gea, all'estremità opposta del corridoio, sentendo i gemiti dell'amica, sospirava tristemente su quella libertà che sentiva nel cuore, una sensazione di oppressione che lentamente lasciava posto a leggerezza, sapendo bene quanto costasse.

Il villaggio aveva una forte presenza contadina, sia per la qualità delle persone che ci vivevano che per lo stile di edificazione usato, capanne di pietra con tetti di frasche e paglia, l'una attaccata alle altre. Zac le guardò e individuò nell'aria i pigmenti di magia che proteggevano tutta la zona.
Sentì alle sue spalle una voce femminile notare con enfasi il modo di vestire di tutti, nel villaggio. - Pensavo fosse una specie di leggenda.. si vestono davvero tutti di bianco!
- Ma certo, è il segno distintivo del Demonio, non lo sapevi? - replicò lui, ironizzando sull'ingenuità di Patty – Ed è per questo che anche noi ci siamo vestiti di questo colore, per non dare nell'occhio..
- Lo fanno per compiacere il loro Padrone – aggiunse Frederick, cupo, raggiungendoli al fianco – Non capisco proprio cosa spinga così tanta gente a seguire quel pazzo..
- Siamo qui per scoprirlo, Fred! E poi.. lascia fare alla grande Helen, e il caso verrà risolto in un istante! - aggiunse la seconda ragazza del gruppo con ampi gesti delle braccia per enfatizzare la sua persona, proprio mentre Patty la tirava per un braccio e le faceva cenno di stare zitta. - Vuoi attirare l'attenzione di tutti? Siamo in incognito, scema!
L'altra si limitò ad una linguaccia e il gruppo varcò con decisione le soglie del villaggio. Come temevano, vennero subito individuati come estranei e gli sguardi si fecero immediatamente di fuoco. Erano stati tacitamente bollati.
L'uomo che aveva atteso le ragazze fuori dalla loro tenda aveva precedentemente messo bene in chiaro che non avrebbe messo piede nel villaggio, e così fece. Rimase sul suo cavallo a fissare i ragazzi mentre cercavano di mescolarsi nella confusione di una strana euforia che riempiva le stradine.
- Ma che succede? - si chiese Zac, vedendo che all'improvviso lo stato d'animo dei paesani si era radicalmente trasformato da serietà e assoluta rassegnazione al proprio destino ad allegria visibile in ogni occhio che incrociava.
Un tacito segnale li aveva scossi, tutti all'unisono, e sembrava che il loro giogo fosse stato sciolto donando libertà e felicità a tutti. Le fanciulle avevano i visi pieni di allegria e sorrisi sinceri, i bambini osavano giocare a palla in strada e tutti gli adulti facevano sospiri di sollievo e godevano più tranquillamente la loro gioia.
- Il loro legame col padrone si è allentato – disse Helen richiamando l'attenzione dei compagni, che si voltarono verso di lei incuriositi dalla novità. La trovarono accanto ad una ragazza poco più piccola di loro, che sorrideva stanca.
- Me lo ha detto lei – comunicò subito la ragazza, e chiese alla paesana di continuare la spiegazione.
Quella non se lo fece ripetere due volte, e sentire le sue parole era come sentire uno sfogo. - Non sappiamo la reale causa, ma ogni tanto sentiamo che il nostro cuore si allieta, in comunione con quello del Padrone! La morsa della sua possessione si allenta e noi torniamo a respirare il profumo della vita!
Il gruppo di terrestri fece fatica a comprendere quelle parole, e non solo perchè le ultime parole erano fuggite con la ragazza nella gioia comune, ma soprattutto per il concetto.
- Morsa della possessione? - chiese stupita Patty, con un punto interrogativo in fronte.
Si voltò verso gli altri e li vide rattristati in volto. - Che avete?
Zac espirò. - Questa è gente dannata.. non sappiamo i motivi per cui si sono uniti a quel folle, ma ormai è cosa certa, non sono leggende metropolitane..
- Che cosa?
- Il Demonio prende pieno possesso dell'anima degli altri. - concluse Fred in tono grave. Ma la questione non era del tutto chiara, per i ragazzi era ben difficile immaginare quale sensazione possano avere i sottomessi al Demonio, anche perchè nessuno sapeva ben descriverla.
Sapevano solo che era terribile e difficilmente sopportabile a lungo. Ma tutti gli abitanti dei villaggi, tutte le persone soggette a Heebrit convivevano quotidianamente con quella sensazione.

Gea si alzò di scatto e decise di andare a fare una passeggiata in giardino. Ora le era concesso, Sheryl era ancora impegnata col Padrone e lui non avrebbe curato ogni suo passo per un bel po'.
Heebrit era felice, ma anche un pochino triste. Quel rapporto che stava avendo con la sua prediletta poteva essere l'ultimo per molti mesi. Ma non se ne curò più di tanto, e scacciò con forza quel pensiero ogni volta che tornava a galla nella sua mente.
Sheryl ormai si era completamente persa nella passione dell'uomo e non riusciva a pensare a null'altro che non fosse accontentarlo in ogni sua richiesta, dalla più passabile alla più spinta. La sua mente era imbambolata e lei si sentiva persino felice, ma sapeva che quella felicità non era affatto sua: Heebrit, da quando l'aveva posseduta per la prima volta, in senso sia fisico che spirituale, influenzava tutto di lei, dalle volontà alle sensazioni. Ora lui era felice, e lei di conseguenza. Ma Sheryl era anche triste, triste per il suo destino crudele.
Quello che udì poco dopo la risvegliò completamente. Erano sdraiati, lei al suo fianco mentre lui le accarezzava ancora tutto il corpo, talvolta non sfiorandola solamente. I battiti della ragazza erano molto alti, quelli dell'uomo l'esatto opposto.
- Ricordi che ti ho detto che avresti provato sulla tua pelle che questa è la tua unica casa, ridotta come sei?
Lei annuì, ma si sentì in dovere di puntualizzare l'affermazione. - Non sono ridotta.. sono diversa, trasformata...
Lui sorrise. - Ho intenzione di farti avere quest'esperienza immediatamente – gettò uno sguardo all'ampia vetrata, il sole stava cominciando a calare, come ogni giorno nel primo pomeriggio – Stasera stessa sarai fuori dal Castello, contenta?
Sheryl si alzò a sedere per guardarlo preoccupato, una mano sul suo torace. - In che senso sarò fuori dal Castello, che vuoi dire?
- Non mi sembra molto difficile da capire..
- Intendo dire.. per quanto tempo, dove andrò, cosa devo fare..? - le solite domande che faceva ogni volta prima delle missioni per lui. L'idea della libertà era ancora troppo velata sotto lo spesso involucro del sogno.
Sentì una mano accarezzarle il seno e poi rigirare tutto il petto disegnando ghirigori arrivando fino alla guancia. Lo sguardo di Heebrit si fece più tenero, mentre la fissava negli occhi. - Fino a quando non capirai quel che ti ho detto. Dove andrai non lo so, e francamente non m'importa. Hai piena libertà di decidere, non verrò ad importunarti, promesso. Stessa cosa per il “cosa fare”.. cerca di vivere il più normalmente possibile, come hai sempre desiderato fare.
Sheryl rimase impietrita dalla notizia. Le stava donando la libertà? Poteva tornare a vivere normalmente, andare dove voleva, fare quel che le pareva.. Ancora si stava chiedendo come potesse essere possibile che non si accorse che Heebrit aveva ripreso l'attività con lei. Si ritrovò ancora il tappeto sulla schiena e la testa per terra e il gioco ricominciò. La possessione continuava, ma il cuore di Sheryl cominciava ad assaporare una strana libertà.
Questa volta lei sorrideva di gusto, ed era lei a volerlo.


[Modificato da =Shark Attack= 05/12/2007 18:02]
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04/01/2008 15:19
 
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Vaaaa bene! Il pubblico qui è un po' scarsino, ma che ci si può fare.. io continuo ad aggiornare! Mi raccomando, ditemi che ne pensate, ok? [SM=g1390753]





Aspe che non funziona il copia-incolla.. argh..
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10/01/2008 15:09
 
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[SM=g10218] bella bella, mi è piaciuta [SM=g10633] , vai avanti và [SM=g1343696]
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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Scoperte



Jeremia aveva consigliato di tornare al villaggio ad aspettarli, e il gruppo molto controvoglia lo seguì. Zac però non ce la faceva più ad aspettare, li vedeva in lontananza a chiacchierare da almeno mezz'ora e lui era impaziente quanto Micah di risentire la voce di Sheryl. Non capiva perchè venisse riservato solo a lui quel privilegio. Era un suo amico quanto Micah! E così pure Fred, Helen e Patty.
Calciò un sasso e distolse lo sguardo furioso.

Non passò moltissimo che i due comparvero alle soglie del villaggio. Stavano per andare ad abbracciare Sheryl e a travolgerla di saluti e abbracci quando contemporaneamente, alla sua vista, i ragazzi rimasero quasi impietriti. Occhi gelidi, nessun sorriso sul volto, pelle bianchissima e capelli opachi.. Emanava un'inconfondibile potenza maligna e d'aspetto ricordava solo vagamente la loro amica. Persino gli abiti erano in un certo senso diversi. La Sheryl che ricordavano non sembrava essere lì, a un metro da loro.
Helen però non si fece fermare da simili sciocchezze, era da tre anni che non vedeva la sua amica del cuore e non si fece problemi ad abbracciarla con tutto il trasporto che le era possibile tirare fuori. - Sono così felice di rivederti.. - le mormorò da sopra la spalla.
- Sì... anch'io..
- Ora dovrai raccontarci tutto quello che hai fatto in questo tempo, dove sei stata, che poteri hai.. tutto!
Sheryl notò che aveva gli occhi lucidi e che singhiozzava per trattenere le lacrime. La gioia comportava il pianto?, si chiese. Guardò Micah un po' spaesata, e lui le sorrise sornione. Era questo l'affetto che le stava raccontando prima. Quei ragazzi le vogliono bene, ma lei non aveva ben chiaro in mente cosa volesse dire. Aveva solo un vago ricordo.

La locanda si riempì per la seconda volta del grattare delle loro sedie, e il ragazzo dietro il bancone fece svolazzare il conto precedente davanti al naso dei ragazzi ancor prima che potessero avvicinarsi ad un tavolo. - Almeno avete avuto il buon gusto di tornare..
Il foglietto passava davanti ai visi di tutti, e lui continuava la sua predica. - Aggiungo al conto di prima quel che volete ordinare ora, giusto? O preferite pagare adesso e scappare di nuov..
- E falla finita – ordinò gelida Sheryl non appena il fogliettino si apprestava ad avvicinarsi a lei. S'incenerì al suo sguardo. - Sono dettagli inutili, dacci un tavolo e torna al tuo posto!
Il ragazzo abbassò gli occhi sui granelli di cenere e obbedì. Non fu però l'unico a rimanere raggelato da una simile reazione. Nella locanda calò un silenzio innaturale, alcuni clienti se ne andarono per la paura. Quando il gruppo si sedette erano rimasti solo loro nel locale. Ogni parola di Sheryl aveva emanato qualcosa di maligno che aveva colpito nelle ossa i placidi abitanti del villaggio che volevano farsi una pinta di birra in pace, lontani dai pericoli del Mondo.
Persino Helen comprese quanto fosse sfuggita loro di mano la situazione. Crollò il suo castello di carte di illusioni sulla sua amica.
Durante il pasto Sheryl si aspettava di venir travolta di domande, invece quelli che Micah aveva chiamato “suoi amici” non osavano aprir bocca. Fu lei a bombardarli di domande, voleva sapere tutto di tutto. Si scoprì straordinariamente loquace.
- Quindi fate parte del corpo dei Ribelli?
Tutti annuirono senza guardarla.
- E che ruoli avete?
- Andrai a riferire tutto al tuo adorato Padrone, vero? - cantilenò l'altro per tutta risposta.
- Zac!
- Lascia Micah.. - Sheryl squadrò quello che aveva subito capito essere il Capo dei Ribelli in quella zona – E' una domanda lecita, no?
Micah mugugnò qualcosa e tornò ad occuparsi del suo minestrone.
Zac voleva toccare quel tasto a tutti i costi, voleva anche lui sapere tutto, e soprattutto fino a che punto poteva essere libero di parlare con lei. - Quindi?
- Al momento non sono affatto legata a lui. Sono qui, non mi vedi? E poi non credi che avrei già cercato di farvi fuori tutti, sapendo che siete dei ribelli?
L'altro rimase qualche secondo interdetto, ma lei riprese. Aveva una voce sinuosa e molto seducente, evidentemente sapeva come trattare la gente e come manipolarla.
- Credimi, non sareste ancora qui.
- Va bene. Okay. Non riferirai nulla.
- Esatto.
- Okay.
- Che ruoli avete? - ripetè pacatamente lei.
- Io sono il Capogruppo in zona, loro sono subalterni, ma non mi considero affatto superiore, anzi. Helen, per esempio, è molto più potente di me..
Lo diceva come se stesse mettendo in chiaro una cosa. Probabilmente avevano avuto qualche diverbio in merito. Sheryl non ebbe difficoltà a visualizzare qualche scena ipotizzando il diverbio. Era molto abile a intuire le cose, visto tutto ciò che le ometteva Heebrit.
Patty allontanò da se il piatto. - E tu, Sheryl.. che poteri hai? Non ne hai mai dimostrati con noi..
La ragazza sentì mancare qualcosa vicino al cuore. Stava cominciando ad esplorar eil suo passato dimenticato. - Boh..
- Oh andiamo! - incalzò Helen, aggiungendosi alla conversazione – Prima hai incenerito il foglietto, no? E' già qualcosa..
- Il mio “boh” non stava per un “non so”.. ma per un “non so da che parte cominciare”.
Zac annuì. Micah si fece più attento, pronto a non dimenticare una sola sillaba uscita da quelle labbra rosee. Fred finì rumorosamente la sua zuppa e Patty fece cadere il cucchiaio. Helen era impaziente, ma anche intimorita da quell'affermazione. “Micah ha detto che è il braccio destro del Demonio.. dimmi di no, ti prego..”
- Non so bene quali poteri io abbia, quel che è certo è che sono molto potente e che lo divento ancora di più se sto odiando qualcuno. Quali poteri.. credo di poter fare più o meno tutto.. basta il pensiero, no?
Prese il suo boccale di birra e si decise a berne un bel sorso. Il sapore era amarognolo e le si riversò in gola bollente nonostante il liquido nel bicchiere fosse freddo. Tossì e osservò i suoi amici ridacchiare. - E' buffo vedere una persona dura e sicura di se come sei tu rimanerci secca per una birra..
- Rimanerci secca?
- Noi ne scoliamo a galloni! - disse Fred alzando il suo boccale e bevendolo tutto d'un fiato.
- Suppongo sia abitudine..
- Anche, ma non solo! Ci vuole stomaco e tu, Sheryl, non ne hai neanche un po'! - scoppiarono tutti a ridere, e pure Sheryl sorrise. Un giuzzo di gioia le attraversò le pupille. Da quel momento Sheryl s'impose di voler imparare a bere la birra.
Chiese con che cos'altro si divertissero, ma vide solamente i loro volti incupirsi. - Non c'è molto di questi tempi, in verità.. - Patty si rigirava nervosamente il cucchiaio fra le dita – Se sei da solo, nei villaggi trovi solo coprifuoco o controlli agli stranieri. Se sei con amici devi essere guardingo e attento..
- Coprifuoco? Che intendi?
- E' tutta colpa del Demonio! - sbottò Fred picchiando un pugno sul tavolo; alcuni sobbalzarono per lo spavento; Sheryl rimase impassibile e spopstò lo sguardo da Patty al ragazzo - Quel maledetto.. la sua minaccia incombe sulle nostre teste e non possiamo fare nulla senza il timore di finire nelle sue mani.. da quando sei stata presa tu abbiamo limitato qualsiasi misura di divertimento, ma anche di minimo svago. Mai uscire dai sentieri, mai stare fuori anche quando è appena buio..
- Io ero un obbiettivo ben preciso, a quanto ho scoperto in seguito.
- Ma eri senza poteri. Come potevamo immaginare che eri così tanto in pericolo? E come possiamo immaginare di essere o no i prossimi, Sheryl? Scommetto che neanche tu sai qualcosa dei piani della sua mente..
- Effettivamente..
- Effettivamente.
Fred spostò indietro la sua sedia e uscì dal locale. Cadde il silenzio, rotto solamente dal ritmico cadere delle goccie d'acqua dal rubinetto del bancone. Sheryl abbassò lo sguardo sul suo piatto. Erano seduti da almeno un'ora e lei non aveva toccato cibo, se non per scoprire cosa ci fosse nella zuppa. Aveva osservato per tutto il tempo i suoi amici mentre mangiavano, bevevano, vivevano normalmente. Fred aveva detto che non avevano più divertimenti a disposizione, ma per lei la vita normale era così anormale che cominciava a divertirla. Annuì tra se e se. Aveva appena deciso di non tornare più da Heebrit.

Nel pomeriggio fecero un brevissimo giro del villaggio per cercare Fred, ma lo trovarono meno di dieci minuti dopo esser usciti dalla locanda, appoggiato ad un albero vicino una bancarella. Non chiese scusa per essersene andato così bruscamente e non rivolse più la parola a Sheryl per tutto il giorno. La ragazza, dal canto suo, non ci fece affatto caso e non diede nessun peso alla discussione. Carpiva le informazioni che voleva e dimenticava il resto. La bancarella accanto a loro vendeva oggetti intagliati in legno, non perfetti ma pieni di cure e dipinti a mano in alcuni punti, come le labbra di una signora. Sheryl osservò nei dettagli ogni pezzo in vendita, ma non ne prese nessuno. Non aveva soldi, disse con semplicità al mercante quando le chiese, dopo mezz'ora, se volesse comprare qualcosa.
- Andiamo via Sheryl.. - Micah la prese per un braccio e fece per trascinarla fuori da quella stradina, ma una vecchia s'impose sulla loro strada. - Vattene immediatamente.
- Come, scusi?
- Mi hai sentito. - sibilò la donna.
- Levati di torno, vecchia! - intimò Micah, ma l'altra non si mosse di un millimetro. - Non siamo qui per cercar rogne, va!
- E allora perchè porti in giro questo mostro?
Sheryl incassò male quell'offesa. “Mostro” per lei era solo Heebrit, non aveva mai pensato a se stessa in quel modo. Forse però era giusto, ma non le piaceva l'idea di essere considerata un mostro, la faceva sentire molto male. - Non è un mostro – sentì Micah risponderle – E' una mia amica, hai capito?
- Falla sparire di qui prima che sia tardi..
- Sparisci tu, invece!
La vecchia rimase ancora immobile a fissar male Sheryl. - Vi siete tutti bevuti il cervello, per passeggiare allegramente nel villaggio col demonio..
- Non è lei il Demonio, e non sono affari tuoi! - stavolta fu Patty a difendere l'amica, e lei ne rimase molto colpita. In circostanze normali avrebbe fatto fuori la donna in meno di un secondo, forse ancor prima che aprisse bocca, ma la presenza di quei ragazzi l'aveva fermata e l'idea del mostro l'aveva paralizzata anche nella parola. La vecchia si spostò si mala voglia di lato e iniziò a mormorare qualcosa d'incomprensibile.
Il gruppo allora decise di fare due passi fuori dal villaggio, almeno per far vedere le terre confinanti a Sheryl. - Laggiù c'è il mare.. - iniziò Helen indicando la parte opposta al Castello.
- Non si vedeva dalla mia stanza.. è bello?
- Molto! Un giorno ti ci portiamo, va bene?
- Mi farebbe molto piacere. E laggiù c'è..?
- Una pianura. Ci sono molti villaggetti, uno diverso dall'altro, e poi c'è la scogliera che si trasforma in catena montuosa.
- Un giorno voglio andare anche lì..
- Ma certo! E laggiù..
Si bloccò indicando la foresta fitta che nascondeva il Castello.
- .. e laggiù c'è la prigione.
- Il Castello del Demonio, sì. - si voltò verso l'amica – Perchè la chiami prigione? Non sei stata trattata bene?
L'attenzione di tutti s'incentrò lentamente su quel loro discorso. Prima gli altri stavano chiacchierando fra di loro senza badare alle connotazioni geografiche di Helen.
Sheryl si sedette a terra e fissò gli altri, posando lo sguardo su tutti, ad uno ad uno. - Vediamo se la mia intuizione è esatta.. tu, e probabilmente tutti lo fate, tu pensi che io sia stata presa da Heebrit per essere “allenata” in magia e per stare dalla sua parte.. magari pensi anche che sia stata costretta da qualche promessa e che vi abbia dimenticati per suo ordine o per giuramenti vari ed inimmaginabili.. poi pensi che tutto quel che ho fatto l'ho fatto incoscientemente o sotto effetti magici, perchè quando mi avete conosciuta non avevo poteri, quindi potevo essere raggirata ingenuamente in qualsiasi cosa.. non è così?
Continuò a fissarli tutti, e le sue parole li costrinsero ad distogliere gli sguardi da lei. Helen mormorò qualcosa, poi la ripetè a voce più alta perchè nessuno aveva capito cosa avesse detto. - E' solo un'idea generale.. non ci hai detto nulla, le ipotesi sono così..
- Dicci tu, allora, che ti è successo! - propose Zac – E cosa di preciso hai fatto, visto che le nostre informazioni sono piuttosto scarse in merito! Se non ti è stato imposto o ordinato, perchè hai ucciso centinaia di persone? Perchè non sei fuggita al volere di quel folle, perchè..
- Perchè non potevo.
- E come mai..?
Sheryl deglutì. Non aveva voglia di parlarne in quel momento. Finalmente stava assaporando libertà, gioia e felicità, non voleva tornare a pensare a quegli orrori subiti. - Magari un giorno te lo dirò.
Si alzò, prese per mano Helen e si avviò verso il villaggio. - Dove andiamo, Sheryl? - chiese la ragazza.
- Andiamo a cercarmi un vestito come il tuo!
Helen si guardò, portava una gonna bianca e una camicetta. Sorrise. - Conosco una signora che è bravissima a cucire i vestiti!

- Sai Gea..
Heebrit si riempì il calice di latte argenteo. - Ho come l'impressione che rivedremo la nostra Sheryl molto presto..
La ragazza rimase impassibile. - Come mai dite così?
Lui passò l'indice sul bordo del calice, poi lo immerse di poco nel liquido e se lo portò alle labbra. - Non so.. ma più ci penso e più mi convinco che capirà in fretta lo scopo di questa missione..
Gea si voltò di scatto verso di lui. - E' una missione? Non era un periodo di libertà?
- Sì.. libertà.. - le comparve alle spalle, sussurrando all'orecchio la fine della frase – Non sarete mai libere da me, non l'avevi ancora capito?















Non so come mai prima non funzionava il copiaincolla, ma ora funzia! ^^
[Modificato da =Shark Attack= 10/01/2008 15:21]
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ok, bene, tra un pò lo leggo =D
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Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito ...Jim Morrison...
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letto, e stessa cosa di prima , mi piace [SM=g10218] [SM=g9313]
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^_______^ me molto felice! ho una fan nel forum!
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sisi =DD
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allora vado a scrivere il prossimo capitoletto..!
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11/01/2008 20:25
 
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okk =)
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ho il blocco dello scrittore.. UFFA!!
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DOH!!! =D
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